Le coccinelle

“Il meraviglioso mondo delle affamatissime Coccinelle”

 

Quando mi capita di parlare di insetti con la gente, la maggior parte dichiara una innata avversione verso questi animali, un misto tra ripugnanza e orrore, il che in alcuni casi è pure comprensibile. Ma nessuno, dico nessuno, mi ha mai detto che gli fanno schifo le Coccinelle. Anzi!

Questa popolarità potrebbe essere legata alla piacevole forma tondeggiante del corpo e ai colori brillanti, oltre che alla nota reputazione di insetti benefici per le piante, che con il tempo hanno elevato questi insetti a simbolo di portafortuna o addirittura legati ad importanti figure divine (basti pensare al temine inglese Ladybird, che deriva da “Our Lady’s bird” ovvero “uccellino della Vergine Maria”, oppure al corrispettivo scandinavo Freyjuhaena, in onore a Freyja, la dea dell’abbondanza nella mitologia norrena).

Le Coccinelle sono Coleotteri e fanno parte della famiglia Coccinellidae (dal latino coccineus, cioè “scarlatto”), un gruppo costituito a livello globale da oltre 5000 specie, caratterizzate da dimensioni piuttosto contenute e dalla forma del corpo emisferica, a causa di elitre convesse e superficie ventrale piatta. Ma gli afferenti a questa famiglia sono contraddistinti da peculiarità evolutive a dir poco singolari, alcune graziose come il polimorfismo cromatico, altre decisamente più brutali come l’estrema promiscuità sessuale e il cannibalismo.

Coccinelle cannibali? Esatto.

Ed arrapatissime. Vero pure questo. Ma andiamo avanti…

Osservando le vostre piante sicuramente avrete potuto apprendere che il ciclo biologico delle Coccinelle presenta 4 stadi: uova, larva, pupa e adulto. Le uova, generalmente di colore giallo brillante e di forma allungata, vengono deposte in gruppo nelle vicinanze delle fonti di cibo per le larve (come ad esempio le colonie di afidi o cocciniglie).

Dopo qualche giorno, nascono le larve che sono di forma allungata, ma con una livrea che può essere molto diversa: nera o grigiastra e ornata di protuberanze spinose e di punteggiature gialle, bianche o arancioni (tipico delle sottofamiglie Coccinellinae e Chilocorinae) oppure completamente ricoperta di ciuffi di cera bianca (tipico della sottofamiglia Scymninae). Tutte, però, rapide nei movimenti e voracissime!

Una delle caratteristiche molto interessanti delle larve di Coccinelle è che condividono la stessa dieta degli adulti, in contrasto con quanto avviene nella maggioranza degli insetti. Lo so che conoscete benissimo le Coccinelle che si nutrono di afidi o di cocciniglie, ma lo sapevate che esistono specie che si nutrono di funghi? O di polline? O addirittura di piante???

Dite la verità, con quest’ultima notizia vi ho offuscato il mito delle Coccinelline tutte carine e simpatiche… Per fortuna vostra in Italia ci sono solo poche specie fitofaghe, come Henosepilachna argus e Henosepilachna elaterii (entrambe dannose e legate sia alle Cucurbitacee selvatiche che a quelle coltivate) oppure Subcoccinella vigintiquatuorpunctata (polifaga su diversi vegetali, ma quasi mai dannosa).

Una volta completato lo sviluppo, le larve si trasformano in pupe, che ricordano vagamente la forma delle stesse larve raccolte su sé stesse. Da queste emergeranno gli adulti che presentano la colorazione tipica della specie. Detto così sembrerebbe una cosa semplice il loro riconoscimento, ma in realtà alcune specie di Coccinelle possiedono un notevole polimorfismo genetico che si manifesta con colorazioni molto diverse da quella “classica”. Ne sono un esempio le molteplici colorazioni della asiatica Harmonia axyridis (conosciuta non a caso come Coccinella Arlecchino), che vanno dal rosso con puntini neri al nero con punti rossi fino all’arancio con punti neri, come anche la colorazione melanica della nostrana Adalia bipunctata.

Ma perché questi splendidi coleotteri hanno queste colorazioni così vistose? Il motivo principale è legato alla difesa dai predatori: in pratica le macchie contrastanti con il colore di fondo delle elitre avvisano il potenziale aggressore che sta per mangiarsi una preda velenosa o di cattivo sapore. In effetti non è solo un bluff cromatico, perché le Coccinelle sono in grado di produrre robetta chimica tipo alcaloidi, istamine, glucosidi, ecc.

Obiettivamente, adesso che ve l’ho detto, ve le mangereste?

Non contente, molte Coccinelle se disturbate sono in grado di secernere, da particolari pori in corrispondenza delle zampe, goccioline di fluido giallastro: questo non è altro che l’emolinfa interna al corpo (praticamente il sangue degli insetti) mista a un cocktail di sostanze volatili dall’odore acre. Ma quanto sono simpatiche queste Coccinelle, eh?

Gli adulti dei Coccinellidi sono, inoltre, caratterizzati da una elevata promiscuità. Ciò significa, per esempio, che una femmina di Adalia bipunctata per ottenere la fecondazione delle uova deve accoppiarsi con più di 10 maschi diversi. Lasciando da parte i commenti più scabrosi, il motivo di questi “facili costumi” è legato al fatto che esiste una elevata incompatibilità genetica tra le uova e lo sperma di femmine e maschi, e le femmine sono costrette a raccogliere lo sperma dei potenziali “papà” in particolari spermateche, in modo da aumentare le probabilità di fecondazione delle loro uova. E ai maschi piace vincere facile? Neanche per sogno! I poveri maschi, dal canto loro, ad ogni accoppiamento rilasciano nella femmina una quantità enorme di sperma, nella speranza di occupare con il proprio seme le spermateche femminili e vincere così la smisurata competizione per la nuova discendenza. Credo che a fine giornata andranno a dormire molto presto…

Un’altra simpatica peculiarità delle Coccinelle, sia larve che adulti, è quella di ricorrere al cannibalismo quando il cibo scarseggia, soprattutto ai danni degli individui più vulnerabili come uova, larve appena schiuse, pupe, adulti neoformati, ecc.

Le specie più soggette a mangiare i loro consimili sono le Coccinelle che si nutrono di afidi, perché l’abbondanza di questa tipologia di cibo è estremamente variabile durante le stagioni.

In Italia esistono oltre 120 specie di Coccinellidi, alcune estremamente conosciute, altre note solo agli specialisti, alcune facili da trovare e riconoscere, altre relegate invece a particolari ambienti. Senza scomodare quelle esotiche, introdotte per motivi di lotta biologica ma ormai acclimatate benissimo nel nostro Paese, tra quelle indigene vale la pena ricordare:

  • Coccinella septempunctata, è la specie più conosciuta e simbolo di fortuna. È una grande divoratrice di afidi e frequenta spesso giardini e orti;
  • Adalia bipunctata, è una specie molto comune. Rusticissima, è facilmente ritrovabile sulle latifoglie arboree, ma non è raro incontrarla anche in zone coltivate o sull’erba;
  • Hippodamia variegata, è caratterizzata dalla forma ovale del corpo. Predilige tutti gli ambienti caldi e secchi, dove vive a spese di afidi, anche se non disdegna cocciniglie, polline e melata;
  • Propylea quatuordecimpunctata, è una specie molto utile perché si nutre di diversi afidi molto dannosi, tuttavia non è molto frequente nei giardini e negli orti;
  • Psyllobora vigintiduopunctata, è una piccola specie con scarsissima variabilità cromatica, quindi la si trova sempre con la livrea gialla puntinata di nero. È micetofaga, ovvero si nutre di funghi che si sviluppano sulle piante, come oidi e ruggini, soprattutto d’estate;
  • Exochomus quadripustulatus, è particolare per la forma scampanata delle elitre. Si nutre di cocciniglie soprattutto sugli alberi, infatti è facile trovarla anche su olivi e alberi da frutto;
  • Nephus bipunctatus, di forma nettamente ovale e di colore nero con 2 macchie rosse, ad un primo sguardo non sembra neanche una Coccinella. Anche le larve sono particolari perché ricoperte da fiocchi cerosi bianchi. Come gli altri congeneri, molto simili esteticamente, si nutre di cocciniglie;
  • Stethorus punctillum, è il coccinellide più piccolo della nostra fauna. Completamente nero, si nutre in maniera spietata dei ragnetti rossi, tanto da essere in grado di contenerli naturalmente.

I benefici per le piante derivanti dall’attività di predazione delle Coccinelle sono noti da molto tempo (addirittura si fa menzione del loro positivo apporto nella coltivazione del luppolo nei primi anni dell’Ottocento): praticamente, da oltre un secolo, vengono utilizzate proprio per il controllo biologico di afidi e cocciniglie. Non a caso, l’introduzione dell’australiana Rodolia cardinalis, laddove è stata introdotta la grossa cocciniglia Icerya purchasi, è considerabile uno dei più riusciti esperimenti di lotta biologica a livello globale.

Per dare un’idea sull’apporto alla lotta biologica di questi insetti, dovete sapere che una larva della comunissima Coccinella septempunctata può divorare nella sua vita una quantità di afidi variabile da 100 a 2000, in funzione delle dimensioni e dell’abbondanza, e da adulta può arrivare a consumare una settantina di afidi al giorno. Secondo alcune stime, nella bella stagione una coppia di Coccinelle e la loro prole possono arrivare a mangiare qualcosa tipo 57000 afidi!

Mentre le specie predatrici di cocciniglie “a scudetto” o di pseudococcidi riscuotono sempre un gran successo, le specie predatrici di afidi non sono sempre così affidabili perché risentono delle enormi fluttuazioni delle popolazioni delle loro prede ed inoltre le Coccinelle arrivano quando ormai le popolazioni degli afidi sono molto numerose ed hanno già provocato danni. Tali difetti possono essere limitati usando questi insetti utili su superfici piccole o in ambienti protetti (es. serre).

Tuttavia, anche in questo caso c’è il rovescio della medaglia. L’introduzione e la facile acclimatazione in vari Paesi del mondo dell’asiatica Harmonia axyridis ha determinato la sua rapida diffusione nei nuovi areali. Fino a qui niente di particolare, se non fosse la bestiola in questione sia una delle più fameliche Coccinelle in circolazione e ciò ha determinato una concorrenza sleale con quelle native, tanto che in alcune zone le sta letteralmente soppiantando, dando origine a problemi ecologici non di poco conto.

Nonostante tutto, le Coccinelle sono, a pieno titolo, degli insetti utilissimi, capaci non solo di aiutarci nella lotta contro quelli dannosi alle nostre piante, ma anche di allietare con la loro presenza i nostri orti e giardini. Il consiglio, oltre a quello di limitare al massimo l’uso di insetticidi a largo spettro, è quello di dotarvi di un Bug hotel, una casetta per gli insetti in pratica, che possa regalare un rifugio durante l’inverno, tra gli altri, anche a questi splendidi animali.

Al prossimo post!

Francesco Croci

Illustrazione di Gianbattista Bertelli

Spiedini di polenta al pomodoro e origano

Quanti di noi hanno approfittato delle calde giornate estive per essiccare i propri ortaggi e riempire la dispensa per poterne usufruire nelle fredde giornate invernali? Io personalmente vado matta per i pomodori secchi e… non riesco a farli arrivare all’inverno… Oggi ve li propongo insieme alla polenta: stuzzicanti spiedini aromatizzati ai pomodori e origano serviti con salsa alle melanzane.

 

Spiedini di polenta al pomodoro e origano

 

Ingredienti:

250 gr di farina fioretto

1,25/1,5 l circa di acqua

Una decina di pomodori secchi

Origano

Sale

Olio

 

Preparazione:

Tagliuzzate i pomodori e aggiungeteli in una pentola (o nel paiolo o nel bimby) con l’acqua. Mettete sul fuoco. Appena raggiunta l’ebollizione aggiungete l’origano, il sale, un goccio d’olio e versate piano la farina facendo attenzione a non formare grumi. Coprite con il coperchio e fate cuocere per circa 40/45 minuti mescolando di tanto in tanto. La polenta sarà cotta quando comincerà a staccarsi dai bordi della pentola. A questo punto rovesciatela su un tagliere e livellate la superficie. Non appena si sarà stemperata e rassodata potete tagliarla a cubetti di 3/4 cm. In una padella scaldate un filo d’olio e mettete a cuocere i dadi di polenta rigirandoli non appena si forma la crosticina. Una volta pronti infilzare i cubi con gli spiedini. Io li ho serviti con questa salsa alle melanzane e basilico:

 

 

Salsa di melanzane e basilico

 

Ingredienti:

2 melanzane grandi

3/4 foglie di basilico

Peperoncino (facoltativo)

Un pizzico di aglio in polvere

Olio evo

Sale

 

Preparazione:

Lavate le melanzane e mettetele in forno caldo a 180° per circa 45 minuti. Possiamo controllare la cottura delle melanzane con una forchetta che dovrà affondare nella polpa morbida. Dopo averle sfornate, togliete la buccia e mettete la polpa nel boccale del frullatore o minipimer con le foglie di basilico e l’olio. Frullate. Aggiungete l’aglio in polvere, l’eventuale peperoncino e regolate di sale. Versate nella salsiera. Se dovesse avanzare potete spalmarla su fette di pane arrostito. Naturalmente potete aromatizzare la salsa con prezzemolo o menta.

Angelica Pappi

 

Foto di Angelica Pappi

 

 

Insalata di frutta

Insalata di frutta

 

Oggi niente fornelli, facciamo un’insalata fresca fruttata. Veloce, nutriente e rinfrescante, gioia del palato e degli occhi coi suoi colori vivaci è anche light!

La ricetta prevede: melone, pesca, cetriolo, e rucola tutti frutti ricchi di antiossidanti, minerali e vitamine ci aiutano a combattere la spossatezza causata da queste giornate afose, stimolano la diuresi contrastando ritenzione idrica, quindi la cellulite, sono disintossicanti e diuretiche;

portulaca, l’erba considerata infestante tanto odiata dagli orticoltori è una delle maggiori fonti vegetali di acidi grassi Omega-3;

e pinoli che grazie al loro contenuto di proteine, grassi, minerali e vitamine sono da considerare in vero e proprio integratore alimentare, ma veniamo alla ricetta:

 

 

Ingredienti:

2 fette di melone,

1 pesca,

½ cetriolo,

rucola,

portulaca,

pinoli,

olio evo,

sale q.b.

 

 

Tagliate la frutta a pezzi, sbucciate il cetriolo, privatelo dei semi, tagliatelo a pezzi e unitelo alla frutta. Aggiungete le foglie di rucola e portulaca dopo averle lavate. Unite i pinoli e condite con olio e sale. Gustate!

Angelica Pappi

Foto di Angelica Pappi

Triangoli di verdure

Triangoli di verdure

 

Oggi giochiamo con la geometria: facciamo dei triangoli di pasta fillo ripieni di verdure.

La croccantezza della pasta fillo e la morbidezza e i colore delle verdure all’interno farà apprezzare questi triangoli anche ai più piccini. Potete decidere se farli piccoli e gustarli come aperitivo o più grandi con l’aggiunta di legumi possono diventare un piatto unico.

 

 

Ingredienti:

1 confezione di pasta fillo,

1 melanzana,

2 zucchine,

1 peperone,

4/5 pachino,

1 cipollotto,

dado vegetale,

qualche oliva,

erbe aromatiche (basilico, origano, maggiorana)

olio evo,

sale q.b.

 

 

In una padella scaldate l’olio, le erbe aromatiche che preferite e il cipollotto affettato. Unite le verdure precedentemente lavate e tagliate a pezzi con il dado vegetale. Regolate di sale e fate cuocere circa 15 minuti o comunque fin quando le verdure risulteranno tenere facendo attenzione a non farle attaccare sul fondo. Quando le verdure si saranno raffreddate prendete un foglio di pasta fillo e posatelo su un tagliere. Con un pennello stendete un filo di olio (solo un velo perché la pasta è molto sottile e troppo unto sarà immangiabile). A questo punto prendete un altro foglio e adagiatelo sopra il primo. A seconda della grandezza che volete ottenere tagliate verticalmente il foglio in due o tre parti. Prendete le verdure e con un cucchiaio mettete un po’ del ripieno nella parte bassa delle strisce. Ora prendete l’angolo in basso a sinistra e fate aderire la base della striscia con il lato destro. Ora avrete la striscia di pasta fillo con alla base il triangolo di verdure che comincia a prendere forma. Prendete la punta in basso a destra e piegatela verso l’alto, poi prendete ancora il triangolo e piegatelo a sinistra, poi di nuovo verso l’alto, poi a sinistra… fino al termine della striscia. Ripetete il procedimento per tutte le strisce di pasta. Adagiate i triangolini in una teglia e infornate a 180° per 15/20 minuti o comunque fino a doratura. Ora sono pronti per essere mangiati. Buon appetito!

Angelica Pappi

 

Foto di Angelica Pappi

Verdure lattofermentate

Verdure lattofermentate

 

Un modo alternativo di conservare le nostre verdure è la fermentazione lattica. Questo è un processo che consente di conservare le verdure senza sottoporle a cotture che ne altererebbero le proprietà nutritive distruggendo enzimi e fermenti. Ma non solo: le verdure lattofermentate ricche di probiotici mantengono in salute la flora batterica intestinale e di conseguenza ci aiutano a prevenire numerose patologie. Le verdure lattofermentate sono saporite, croccanti e veloci da preparare.

 

Ingredienti:

Verdure fresche

Acqua non clorata

30 gr di sale integrale per litro d’acqua

 

In una pentola portate a ebollizione l’acqua col sale. Spegnere e lasciar raffreddare. Intanto lavate, fate a pezzi le verdure (potete anche lasciarle intere, in questo caso impiegheranno di più a fermentare) e mettetele nei vasi sterilizzati con gli aromi naturali che preferite. Coprite le verdure con l’acqua miscelata al sale, chiudete ma non ermeticamente e tenete in dispensa a 20° al buio per 3/4 giorni fino ad un massimo di 10. Ricordatevi di mettete un piatto sotto il barattolo: il liquido con la fermentazione potrebbe uscire. Durante la fermentazione il liquido di governo diventerà torbido e maleodorante: non preoccupatevi, è normale e le verdure non ne risentiranno. Se si forma della muffetta in superficie basta rimuoverla, se invece la verdura diventa molle e la superficie marrone si è avariata. Ogni due giorni assaggiate un pezzo di verdura per testare il grado di fermentazione che più vi aggrada. Fate attenzione ad usare sempre posate pulite e verificate che il liquido copra sempre le verdure. Quando il sapore vi soddisfa trasferite i barattoli nel frigorifero e consumateli come una giardiniera. Il liquido può essere bevuto (sono probiotici).

Per cominciare potete “lattofermentare” cavoli, cavolo cappuccio, cavolfiori, carote, cipollotti, zenzero, cetrioli, peperoni, aglio, cetrioli, rape, zucchine, ecc., o anche frutta o funghi

 

Angelica Pappi

 

Foto di Angelica Pappi

Le Cimici

Cimici, oltre al puzzo c’è molto di più

 

Cimici. Già il nome evoca brutti pensieri.

Ovviamente non vi parlerò di spy-story o agenti segreti, sia chiaro, ma degli esserini a 6 zampe che tutti noi conosciamo fin da bambini, quando volontariamente o no li abbiamo schiacciati e siamo rimasti disgustati dall’odore pungente che rilasciano. Esatto, quel puzzo tremendo che sembra di averlo addosso anche quando ci siamo lavati varie volte!

Cimici, appunto.

Da un punto di vista strettamente entomologico appartengono all’ordine dei Rincoti (o Emitteri) e precisamente al sottordine degli Eterotteri, che sono caratterizzati morfologicamente dalla parziale sclerificazione del paio di ali anteriori (che prende il nome di “emielitre), mentre quelle posteriori sono completamente membranose.

Tuttavia, con il termine generico di “Cimici” si intendono svariati insetti con questa caratteristica, anche se dall’aspetto non propriamente identico e dalle abitudini alimentari diverse. Basti pensare alle Cimici dei letti (Cimex lectularius, famiglia Cimicidae), che possono infestare luoghi frequentati dalle persone dalle quali succhiano il sangue. Oppure alla Cimice assassina (Rhynocoris iracundus, famiglia Reduviidae), che ha un rostro formidabile con cui buca il tegumento di altri insetti e ne succhia il contenuto (un consiglio spassionato: non provatelo sulle vostre dita, perché fa malissimo…). O perché no, anche i cosiddetti “Carabinieri” (Pyrrhocoris apterus, famiglia Pyrrhocoridae) sono delle cimici. Cosi come gli afferenti alle famiglie dei Miridae, Lygaeidae, Nabidae, Rhopalidae, Scutelleridae, Coreidae, ecc., di cui spero potervi parlare in un altro post.

Per questo mi limiterò a parlarvi dei Pentatomidi (famiglia Pentatomidae), che annoverano tra le proprie fila specie prevalentemente fitofaghe, cioè che si nutrono di liquidi vegetali, con qualche eccezione di specie a dieta zoofaga.

I Pentatomidi sono delle vere e proprie Cimici, con la forma del corpo che ricorda vagamente un pentagono (da qui il nome della famiglia), anche se ci sono specie un po’ più allungate o più tondeggianti, e sono caratterizzati da colorazioni generalmente appariscenti o che imitano la vegetazione su cui vivono. Tutte le specie sono dotate di un rostro che a riposo si trova nella parte ventrale del corpo, con il quale bucano i tessuti vegetali e ne succhiano il contenuto: proprio questa loro prerogativa le rende tra le specie meno simpatiche ai coltivatori di tutto il mondo.

Da buone Cimici quali sono, i Pentatomidi se disturbati, producono quel gradevole olezzo, noto con il nome di “cimiciato”, e prodotto da ghiandole odorose presenti nella zona toracica: praticamente un maleodorante regalo per chi ci viene in contatto. Penso che sentiate l’odore già leggendo queste righe…

Ciononostante, se ci pensiamo bene, molti tra questi gentili animaletti ci avvertono che non sono particolarmente “appetibili” sfoggiando delle livree con colori vistosi, una sorta di semaforo per chiunque volesse avvicinarsi.

L’accoppiamento avviene con maschio e femmina che si posizionano diametralmente opposti rimanendo attaccati solo con l’apparato genitale (che si trova all’estremità dell’addome): i più romantici storceranno il naso, ma di fatto lo fanno senza guardarsi!

A questo punto le femmine fecondate iniziano a deporre le uova sulle parti verdi delle piante ospiti, spesso nella pagina inferiore delle foglie, in modo da rimanere nascoste e riparate: sono tipicamente a forma subcilindrica, diciamo “a barilotto”, con colori chiari che vanno dal bianco crema al giallo fino al verdognolo.

A schiusura avvenuta, le giovani piccole cimici hanno bisogno di nutrirsi ed iniziano a succhiare il contenuto dei tessuti vegetali grazie alla loro bocca a forma di stiletto, nella stessa identica maniera con cui si nutrono gli adulti. La loro presenza sulle piante ospiti determina lo svuotamento dei tessuti verdi, visibile sotto forma di punteggiature necrotiche o clorotiche, e la deformazione dei frutti in maturazione, oltre alla possibilità di trasmettere malattie batteriche o virosi. A questo si aggiunge la disgustosa capacità di donare ai frutti colpiti un tipico sapore sgradevole, noto comunemente come “cimiciato”. Penso che dopo questa descrizione non considererete più adorabili e tenerissime le baby-cimici…

Le piante ospiti delle cimici (giovani e adulti) sono molteplici, praticamente mi servirebbe tutta la pagina del blog per elencarle, tuttavia tra queste possiamo citare numerose piante da frutto (pomacee e drupacee), nocciolo, cereali, leguminose, piante ortive da foglia e da frutto, piante ornamentali, ecc.

Rimandando alle vostre domande eventuali precisazioni sulle singole specie, tra i Pentatomidi più noti e frequenti posso citare:

  • la Cimice verde (Nezara viridula), una specie polifaga e cosmopolita, dalla tipica livrea verde brillante, facilmente ritrovabile sui pomodori in maturazione e nelle abitazioni in prossimità della stagione fredda;
  •  la Cimice asiatica (Halyomorpha halys), la new entry arrivata dall’Estremo Oriente che negli ultimi anni sta letteralmente invadendo le coltivazioni italiane, con danni ingenti a frutta e verdura. Apparentemente è molto simile alla nostrana Rhaphigaster nebulosa, dalla quale si distingue per la testa squadrata, per le bande triangolari sui lati del corpo e per una colorazione diversa delle antenne e delle zampe;
  • le Cimici dei Cavoli (Eurydema ventralis ed Eurydema oleracea), dalle livree variopinte che sembrano disegnate da Mirò, ma per niente simpatiche soprattutto a coloro che coltivano per lavoro o per hobby cavoli e altre crucifere, sui quali determinano clorosi e necrosi fogliari (sia puntiformi che espanse), oltre all’aborti dei semi;
  • le Cimici rossonere (Graphosoma italicum e Graphosoma semipunctatum), facilmente riconoscibili per via delle bande longitudinali rosso e nere, tipicamente legate alle piante della famiglia delle Apiacee, sulle quali sono facilmente trovabili sui grandi fiori a ombrella.

Oltre a queste non posso non ricordare le Cimici dei Cereali (Aelia acuminata e Aelia germari), la Cimice delle Nocciole (Carpocoris pudicus), la Cimice delle bacche (Dolycoris baccarum), la Cimice verde europea (Palomena prasina), la Cimice grigiastra (Rhaphigaster nebulosa), ecc.

Un caro saluto a tutte quelle non citate… Siete bellissime anche voi!

Il controllo delle Cimici, soprattutto nei periodi di massima infestazione, non è semplicissimo, ma in commercio sono presenti diversi prodotti di sintesi contatticidi o sistemici (piretroidi e neonicotinoidi), mentre nel biologico è possibile utilizzare prodotti a base di piretro (piretrine) e olio di Neem (azadiractina). L’uso di questi prodotti, oltre a seguire le indicazioni riportate in etichetta, va accompagnato da osservazioni continue delle piante, in cerca di uova, giovani o adulti di questi insetti, soprattutto per evitare di spruzzare roba quando non serve sulle nostre piante!

Per alcune specie, come per l’asiatica Halyomorpha halys, esistono in commercio anche trappole specifiche innescate con feromoni di aggregazione, utili per verificare la presenza della specie e per catturare numerosi individui quando sono presenti sulle colture.

Personalmente, soprattutto su piccole superfici, può essere sufficiente individuare e schiacciare le ovature, ma anche gli individui giovani e adulti (il famoso metodo del “pollice-indice”), ricordandovi poi di lavarvi bene le mani, altrimenti la gente vi terrà a distanza per il puzzo… Inoltre, un’ottima tecnica per tenere le Cimici un po’ lontane dalle piante in produzione è la messa a dimora di piante esca, cioè piante che le attirano terribilmente, come la senape o la colza. Può sembrare sciocco, ma ricordatevi che le attirano su di sé, non le uccidono! Se le volete morte, allora meglio propendere per una pianta carnivora come la Dionea…

Tuttavia la Natura è meravigliosa e ha fatto evolvere molte specie di insetti in grado di nutrirsi a spese di questi Rincoti. Alcuni sono dei mirabili parassiti degli adulti, come i Ditteri Tachinidi, delle particolari specie di mosconi, che appiccicano sul corpo delle malcapitate Cimici uova ellittiche di colore bianco, dalle quali nasceranno fameliche larve pronte a mangiare all’interno il loro ospite.

Ma esistono anche numerose specie di microimenotteri calcidoidei, ovvero delle minuscole vespette in grado di parassitizzare in massa le uova dei Pentatomidi, che in maniera quasi invisibile tengono a bada le popolazioni di questi insetti. Come capita spesso, le piccole cose determinano il destino di quelle più grandi.

Al prossimo post!

Francesco Croci

 

Illustrazione di Gianbattista Bertelli

Zucchine tonde ripiene al profumo di menta e limone

Zucchine tonde ripiene al profumo di menta e limone

Questo piatto è la dimostrazione che salute e gusto possono andare a braccetto.La zucchina è uno dei primi ortaggi ad essere inseriti nella dieta dei neonati in fase di svezzamento. E’ un alimento ipocalorico con proprietà diuretiche, depurative disintossicanti e antinfiammatorie. E’ rinfrescante, facilmente digeribile e contiene potassio, acido folico, vitamine C ed E. Se a questo aggiungiamo la menta (ricca di potassio, calcio, magnesio, fosforo e ferro, acqua, fibre, proteine, rame, manganese, sodio, vitamine (del gruppo A, B, C e D), polifenoli e aminoacidi), la buccia di limone (antiossidante e antibatterico e mi fermo qui altrimenti non finisco più di scrivere…) e il riso venere ricco di fosforo, calcio, zinco, ferro e selenio, otteniamo un piatto salutare senza rinunciare al gusto. La preparazione è un po’ lunga, ma il risultato finale varrà tutto lo sforzo fatto e in cucina si respirerà un profumo inebriante…

Ingredienti per 4 persone:

  • 8 zucchine tonde
  • 8 cucchiai di riso ribe semintegrale
  • 8 cucchiai di riso venere
  • 500 ml di brodo vegetale
  • Qualche foglia di menta
  • 1 limone (solo la buccia)
  • Coriandolo (facoltativo)
  • Olio evo
  • Sale

Preparate il brodo vegetale nel caso in cui non l’aveste pronto. Riempite un pentolino con metà del brodo e portatelo a bollore. Versatevi poi il riso venere dopo averlo sciacquato sotto l’acqua corrente e fate cuocere dalla ripresa del bollore secondo le tempistiche riportate sulla confezione. Riempite d’acqua una pentola abbastanza capiente da contenere tutte le zucchine. Aggiungete qualche foglia di menta (non tutte perché serviranno anche per il riso), il sale e portate ad ebollizione. Nel frattempo lavate e tagliate la calotta superiore delle zucchine e, con l’aiuto di uno scavino svuotatele tenendo da parte il ripieno. Gettatele nell’acqua bollente per 2/3 minuti, poi scolatele e mettetele da parte. In una padella versate dell’olio, le altre foglie di menta e del coriandolo e fate soffriggere leggermente prima di aggiungere metà dell’interno delle zucchine. Lasciate cuocere un paio di minuti, o comunque il tempo necessario per ammorbidirle (aggiungendo dell’acqua se necessario) prima di aggiungere il riso ribe. Aggiungete poco alla volta il brodo vegetale mescolando di tanto in tanto, senza lasciare che il composto si asciughi troppo. Togliete dalla fiamma quando è quasi cotto (la cottura si completerà nel forno). Unire al composto il riso venere e la buccia del limone grattugiata. Regolare di sale e mescolare bene. Accendete il forno e impostate a 180°. Riempite le zucchine e chiudetele con le proprie calottine. Disponetele in una teglia oliata e infornate per circa 20/25 minuti.

Foto di Angelica Pappi

Polpettone estivo

Polpettone estivo

Ingredienti:

  • 350 gr di patate lesse
  • 4 zucchine
  • 1 peperone
  • 1 carota grande
  • 1 manciata di fagiolini lessi
  • 1 cipolla
  • 1 spicchio d’aglio
  • 150 gr di pangrattato
  • 1 dado vegetale
  • 1 uovo
  • Lievito in scaglie
  • Olio e sale

Lavate e tagliate le zucchine, il peperone e la carota. In una padella scaldate l’olio con uno spicchio d’aglio e la cipolla. Aggiungete poi le verdure a pezzi (non le patate e i fagiolini) e il dado. Fate stufare ma non troppo: tenete presente che il polpettone dovrà cuocere anche in forno. Schiacciate le patate e unite il resto delle verdure, un cucchiaio di lievito in scaglie, l’uovo e il pangrattato poco alla volta fino ad arrivare alla consistenza che preferite. Versate il composto su un foglio di cartaforno su cui avrete versato altro pangrattato. Modellatelo dando la forma di un salsicciotto e rotolatelo sul pangrattato. Avvolgetelo con la cartaforno a mo’ di caramella e infornate a 170/180° per circa 20 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare.

Nel frattempo potete preparare una salsa di accompagnamento con aglio, salvia, rosmarino, maggiorana, timo (o con i vostri odori preferiti).

Mettete in una padellina dell’olio a scaldare con l’aglio e gli aromi. Potete aggiungere del vino e farlo evaporare.

Io ho servito con dei pachino grigliati e dei peperoni in agrodolce. Buon appetito!

 

Foto di Angelica Pappi

 

Gli Afidi

Afidi: piccoli sì, ma di successo!

 

 

Quando li si vede appaiono piccoli e apparentemente tutti uguali tra loro, se non che presentano colorazioni dal verde al giallo, dal bruno al nero. Ma sotto questo aspetto dimesso si celano degli insetti di successo, che si nutrono di linfa dalle piante ospiti, che sono in grado di riprodursi in maniera rapida e massiccia e che, oltre alle loro ali, sfruttano il vento per diffondersi. Per questo, gli Afidi (o “Pidocchi delle piante”) sono tra gli insetti che entrano più in competizione con l’uomo, soprattutto da quando quest’ultimo ha incominciato a coltivare le piante.

Senza entrare nei dettagli più barbosi della sistematica, gli Afidi fanno parte dell’ordine dei Rincoti (o Emitteri), cioè di quegli insetti dotati di una bocca a forma di rostro e di ali parzialmente sclerificate, e sono considerabili i parenti più stretti di Aleurodidi, Psille e Cocciniglie, formando uno dei club più odiati da parte dei pollici verdi di tutto il mondo.

All’interno della superfamiglia Aphidoidea, infatti, sono annoverate sia specie che succhiano la linfa direttamente dai tessuti verdi delle piante e sia quelle che inducono la formazione di galle (all’interno delle quali si nutrono e completano lo sviluppo): praticamente, nel primo caso abbiamo quelli che formano manicotti di “pidocchietti” direttamente sulle piante, mentre nel secondo caso abbiamo quelli più “artistici”, ovvero in grado di formare delle escrescenze dalle forme più o meno strane.

L’interesse fitosanitario degli Afidi è in larga parte dovuto all’enorme varietà di specie vegetali sui quali riescono ad alimentarsi; anche se esistono specie che si nutrono di pochi vegetali, ve ne sono altre in grado di nutrirsi senza problemi su decine e decine di piante differenti. Praticamente non esiste pianta che non possa essere attaccata da questi insetti!

Gli Afidi si nutrono più o meno alla stessa maniera di quando beviamo una bibita con la cannuccia, ovvero inserendo il loro rostro nel tessuto verde della pianta e succhiando la linfa; una volta digeriti i nutrienti, la gran parte dei liquidi assunti verrà in parte espulsa dall’addome sotto forma di melata, essenzialmente una sostanza acquosa ad alto tasso zuccherino, che finisce per imbrattare i vegetali dove sono presenti questi insetti.

Tutto questo ben di Dio richiama inevitabilmente diverse specie di Formiche, che hanno stabilito una simbiosi mutualistica con gli Afidi: il “contratto” è chiaro, in cambio di melata le fameliche Formiche garantiscono la protezione delle colonie afidiche dai loro predatori giurati (vale a dire Coccinelle, Crisope, Sirfidi, Imenotteri parassitoidi, ecc.). Quindi è piuttosto facile trovare delle Formiche intente a “mungere” gli Afidi, massaggiandoli con le antenne e vederle scendere dalle piante sazie di melata, con l’addome quasi trasparente alla luce da quanto è pieno!

I cicli di sviluppo di questi piccoli rincoti sono talora molto complessi, tuttavia ve li posso semplificare dicendo che, oltre alla deposizione di uova, le femmine di molte specie possono ricorrere alla partenogenesi, una tecnica riproduttiva che non necessita dell’accoppiamento con i maschi: questo fa sì che siano in grado di formare colonie molto numerose in tempi brevissimi, sfruttando a pieno la risorsa finché ce l’hanno a disposizione.

Tutte queste caratteristiche, sommate anche alla capacità di indurre deformazioni sulle foglie e di trasmettere alcuni virus fitopatogeni rendono gli Afidi tra gli insetti più dannosi alle colture. Tra questi, si possono citare, a titolo d’esempio, Aphis fabae (l’Afide nero delle Leguminose), Aphis gossypii (l’Afide delle Malvacee e delle Cucurbitacee), Myzus persicae (l’Afide verde del Pesco e delle ortive), Rhopalosiphum maidis (l’Afide verde delle Graminacee), Macrosiphum euphorbiae (l’Afide della Patata e del Pomodoro), Macrosiphum rosae (l’Afidone della Rosa) Viteus vitifoliae (la Fillossera della Vite), Phylloxera quercus (la Fillossera delle Querce), ecc., ma potrei andare avanti per ore, per la mia gioia e la vostra noia!

Al di là di metodi usati su larga scala, come reti anti-insetto o trappole cromotropiche, la lotta contro questi rincoti può essere condotta per mezzo di irrorazioni con molecole naturali ad azione insetticida, come il piretro e l’azadiractina (nota anche come olio di Neem), oltre che con le principali molecole di sintesi in commercio. Risultati apprezzabili, con buon effetto lavante della melata, sono possibili con irrorazioni di acqua e sapone di Marsiglia. Una discreta attività repellente la si può ottenere tramite irrorazioni a base di macerato di aglio o di pomodoro su piante sensibili.

Il mio consiglio, visto l’efficacia talora blanda di tali soluzioni naturali, è quello di effettuare i trattamenti in presenza di basse infestazioni, di bagnare bene la vegetazione (anche sotto le foglie!) e di ripetere i trattamenti ogni 10-15 giorni (ovviamente se la presenza degli Afidi creasse ancora problemi).

Tuttavia, le colonie di Afidi sulle vostre piante non devono essere considerate necessariamente un problema fitosanitario: come già accennato, questi “pidocchietti” sono la principale fonte di nutrimento per tante specie di insetti predatori! Questi sono in grado da soli di sterminare in pochi giorni anche le colonie più numerose, ovviamente non saranno in grado di rimettere a posto le foglie accartocciate…

Tra i predatori ci sono le voracissime larve e gli adulti di varie Coccinelle, considerate da molti simbolo di buon auspicio, le larve dei Crisopidi (vi consiglio di guardarvele al microscopio perché hanno delle mandibole da paura!) e le larve dei Sirfidi (che come segno del loro passaggio lasceranno delle “sgommate” nere sulle foglie, una specie di “ruttino” di fine pasto). Ai predatori si aggiungono, poi, i microimenotteri parassitoidi, vale a dire delle vespette in miniatura, in grado di nutrirsi a spese degli Afidi trasformandoli in “mummie”. Sì, avete letto bene!

Insomma, vedo che non mancano argomenti…

Al prossimo post!

Francesco Croci

 

Illustrazione Gianbattista Bertelli

Dado Vegetale

Dado vegetale

Il dado vegetale è un ottimo insaporitore che unito alle nostre pietanze riesce a fare la differenza. Facile da preparare, saporito e leggero il nostro dado non conterrà glutammato monosodico, tantomeno coloranti e conservanti come quelli che troviamo in commercio, ma attenzione a non abusarne, soprattutto gli ipertesi, poiché contiene molto sodio. Che aspettiamo ancora? Di corsa a prepararlo!

Ingredienti:

  • 150 gr di sedano
  • 150 gr di carota
  • 150 gr di cipolla
  • 100 gr di zucchina
  • 200 gr di zucca (o fagiolini o altra verdura di stagione)
  • 100 gr di pomodori
  • Basilico
  • Prezzemolo
  • Aglio
  • Rosmarino
  • Salvia
  • Olio
  • 250 gr di sale

Se intendete conservare l’insaporitore in frigorifero procedete come segue.

Lavate, asciugate, pulite e fate a pezzi le verdure. Mettetele in una pentola con l’olio; versate sopra anche il sale e coprite con un coperchio. Fate cuocere girando ogni tanto per far sciogliere il sale. Quando le verdure avranno rilasciato la loro acqua di vegetazione e saranno morbide potete frullarle con il minipimer, dopodiché continuate la cottura finché l’acqua sia completamente evaporata. Trasferite il composto in vasetti precedentemente sterilizzati e riponeteli in frigo. Si mantengono circa 2 mesi.

Potete anche porzionarlo nelle vaschette per i cubetti di ghiaccio e surgelarlo, ma attenzione, ricordate di dimezzare il sale, altrimenti i cubetti con si congelano. Nel freezer si mantengono circa 6 mesi.

Possiamo anche preparare il dado vegetale granulare. In questo caso non c’è bisogno di cottura: le verdure vanno tritate ed essiccate. Chi non possiede un essiccatore può tranquillamente utilizzare il forno di casa: la temperatura di essiccazione è di 42° ma se il forno non lo consente vanno bene anche 50/60° modalità ventilato. Le verdure dovranno essere disidratate, dopodiché facciamole freddare e mettiamole il barattolo ermetico in dispensa.

 

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